Le origini di questa festa sono a tutt’oggi oscure, due sono le ipotesi. Una di origine pagana, propende per la rievocazione ancestrale della festa pagana in onore di Cerere, dea delle messi. L’altra, la più accreditata, di origine religiosa, in ossequio al santo patrono di Gubbio Vescovo Ubaldo Baldassini. A partire dal maggio 1160, anno della sua scomparsa, ogni 15 maggio, giorno della vigilia del lutto, l’offerta devozionale al Santo Patrono è diventata un appuntamento fisso ed irrimandabile. I ceri sono tre strutture di legno, formate da due prismi ottagonali sovrapposti e rinforzati da un telaio interno e attraversati da un asse. Alle estremità due “ticchioni”, quello basso collegato ad una “barella”che ne consente il trasporto a spalla e quello alto permette di fissare la statua del Santo protettore della Corporazione: Sant’Ubaldo per i muratori, San Giorgio per i commercianti e Sant’Antonio per i contadini. E’ una prova di grande forza e abilità quella di far correre il Cero il più possibile in verticale evitano “cadute” o “pendute” che determinano la vera vittoria della corsa in quanto l’ordine di arrivo dei Ceri è già stabilito, Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio.
Alla mattina si svolge la cerimonia dell’Alzata, in una gremita Piazza Grande. La corsa si svolge nel pomeriggio in un percorso predeterminato per le vie della città che porta da Gubbio alla sommità del Monte Ingino nella la Basilica di Sant’Ubaldo. I gruppi di persone che portano il Cero chiamati “Mute”, si sostituiscono velocemente in corsa, pertanto chi intende partecipare deve osservare la massima prudenza, non rimanere mai al centro della strada, e non tare nelle prossimità dei cambi, in quanto è il momento più rischioso dove il cero possa pendere o cadere.